Berenice Scarabelli

Berenice Scarabelli

Bellezza Sostenibile

Dove va a finire il packaging cosmetico?

Il packaging cosmetico è la confezione che contiene il prodotto cosmetico. Ti sei mai chiesto dove va a finire il flacone di bagnoschiuma o il vasetto di crema, una volta che sono terminati? Cosa succede DOPO all’involucro, una volta finito il prodotto?

packaging cosmetico

Oramai sempre più trasmissioni stanno lanciando l’allarme sul fatto che gli imballaggi non solo costituiscono più della metà dei rifiuti domestici nei Paesi sviluppati, ma che anche stanno pesantemente rientrando nella catena alimentare… dal sale marino ai molluschi e al pesce!

Non si può quindi continuare a far finta di niente e girarsi dall’altra parte.

Chi continua a non pensare di essere parte della causa e della soluzione, sta vivendo in un’epoca sbagliata. Un’epoca finita.

Ma dove va a finire il tuo tubetto o barattolo di crema se non gestito correttamente? La plastica, se non smaltita correttamente, può finire nei corsi d’acqua per raggiungere prima il mare e poi gli oceani, alimentando continuamente le attuali 5 isole di plastica… praticamente uno per ogni oceano.

La più grande isola di plastica, comparsa 30 anni fa, è stato denominata “Pacific Trash Vortex”, un ammasso di spazzatura le cui dimensioni oramai superano quelle della Francia e che costituisce una grande vergogna.

Fortunatamente ci sono già azioni rivolte a pulire il mare, ma ancora non è sufficiente perché di fatto manca ancora la cultura di un acquisto consapevole e di una gestione rifiuti ecologica.

Come può un comune cittadino essere la causa che alimenta queste isole di spazzatura?

I rifiuti quotidiani, una volta trovata la via del mare, si decompongono in frammenti via via sempre più piccoli per l’azione della luce solare, del moto ondoso fino a diventare microparticelle sospese nell’acqua che vengono poi ingerite dagli animali marini. La plastica ha dei tempi di durata che si aggirano attorno ai 600 anni, soprattutto se pensiamo al PET e PE. Pensa con quanti imballaggi di questo tipo ogni giorno ne vieni a contatto.

E come può un comune cittadino essere la soluzione di questo disastro ambientale?

Fondamentalmente si possono perseguire più vie:

  • fare la raccolta differenziata obbligatoriamente
  • acquistare prodotti con meno imballaggio possibile
  • privilegiare prodotti che prevedono le ricariche il cui imballaggio occupa meno volume dell’originale
  • rifornirsi in negozi con prodotti alla spina (come avviene per i detersivi) in modo da riutilizzare più volte lo stesso contenitore
  • durante l’atto di fare la spesa munirsi sempre di borse di tela o TNT
  • limitare l’acqua in bottiglie di plastica (purtroppo in Italia il consumo di acqua in bottiglia di plastica è più alto che negli USA, con almeno 6 miliardi di bottiglie in PET prodotte ogni anno nel nostro Paese)
  • favorire prodotti con imballaggio biodegradabile, ove possibile

Esistono quindi “plastiche” biodegradabili?

La risposta è si, ci sono oramai sul mercato diverse soluzioni come ad esempio la bioplastica ricavata dal mais, tapioca, patate o fecola di patate, barbabietola da zucchero, ecc… Le materie di partenza vengono sottoposte a processi biotecnologici per ottenere la plastica finale desiderata e sempre più aziende, dall’alimentare alla cosmesi, si stanno orientando verso questa soluzione. Questi processi produttivi ovviamente non hanno l’impatto ambientale come quelli che dal petrolio ottengono le plastiche, ci mancherebbe altro!

L’azienda cosmetica con la quale ho scelto di collaborare si distingue anche per questa sua visione di sostenibilità e quindi impiega:

  • cosmesi tutta certificata (Ecocert Cosmos)
  • flaconi di vetro a rendere per le creme viso, sieri e contorno occhi
  • impiego di piccoli asciugamani di cotone biologico per avvolgere i flaconi di vetro, al posto delle scatolette di carta e plastica
  • flaconi in plastica riciclabile per le creme corpo, mani e piedi, shampoo, condizione (dalla barbabietola da zucchero)
  • vernici ed inchiostri impiegati sulle confezioni e riviste è di origine vegetale
  • riviste realizzate con carta riciclata
  • chips di mais al posto del classico imballaggio di polistirolo, per proteggere i prodotti durante la spedizione
  • preferenza del trasporto su rotaia
  • impiego dove possibile di materie prime a km zero

Il modo migliore per ridurre il nostro impatto sull’ambiente è scegliere con attenzione i prodotti di uso quotidiano.

Lentamente muore
chi diventa schiavo dell’abitudine,
ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi,
chi non cambia la marcia,
non rischia e cambia colore dei vestiti,
chi non parla a chi non conosce.
(Martha Medeiros)

locandina che spiega il riciclo

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3 risposte

  1. La dott.ssa Scarabelli non si smentisce mai. Un articolo che deve destare l’interesse e l’attenzione di ogni singolo consumatore.

  2. Penso che la citazione finale sia il perfetto sunto dell’articolo

    Lentamente muore
    chi diventa schiavo dell’abitudine,
    ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi,
    chi non cambia la marcia,
    chi non rischia e cambia colore dei vestiti,
    chi non parla a chi non conosce.
    (Martha Medeiros)

    e soprattutto quando troveremo (e li stiamo già trovando) i rifiuti di plastica portati dal mare sulle nostre spiagge significa che è già TARDI e che ce li ritroveremo nei nostri piatti assieme al pesce e nell’acqua del rubinetto come microparticelle!!!
    Meditiamo Gente MEDITIAMO

  3. Mi chiedo quante altre aziende attualmente si preoccupino di fornire imballaggi e confezioni così eticamente di “livello”

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